MULINO ALVINO 1884
La storia
All’alba dell’inaugurazione, nel 1884, “la città fu svegliata dal sibilo di una potente sirena che creò nella popolazione meraviglia e speranza di progresso”.
Quella sirena rappresentava una novità per una città che non conosceva l’industria ed era abituata a “levarsi con il sole e a rientrare col calar dello stesso”.
Presto diventò avviso di inizio e sospensione dei lavori anche per i contadini sparsi per le campagne.
Il progetto dell’edificio fu redatto dall’architetto Leonardo Ridola. La struttura aveva ben ventisette vani organizzati su tre livelli, con l’installazione di un molino, di un pastificio e di un panificio meccanici alimentati da una motrice termica di 20 cavalli vapore con lo scopo di migliorare l’industria e allargare il commercio.
Era, infatti, l’unico mulino a Matera che utilizzava energia termica, tutti gli altri erano a forza animale. I tre torchi erano capaci di trasformare 30-35 quintali a impasto caldo in otto ore di lavoro. Le impastatrici, gramolatrici e tranciatrici lavoravano l’impasto che un impianto artificiale con areazione forzata essiccava.
Il mulino ha potuto utilizzare l’ottimo grano duro delle colline materane in una produzione industriale che produceva pasta di ottima qualità. Si trattava di una vera azienda moderna che dava lavoro a cinquanta operai per una produzione annua che si aggirava sui 30.000 quintali, esportata per tutta la Puglia e la Basilicata.
Il carattere e l’audacia di Vincenzo Alvino si caratterizzarono nella successiva operazione che fu quella di istituire una Banca efficiente per mettere in moto un processo innovativo nel mondo finanziario ed economico. Istituì la Banca Mutua Popolare.
All’alba dell’inaugurazione, nel 1884, “la città fu svegliata dal sibilo di una potente sirena che creò nella popolazione meraviglia e speranza di progresso”.
Quella sirena rappresentava una novità per una città che non conosceva l’industria ed era abituata a “levarsi con il sole e a rientrare col calar dello stesso”.
Presto diventò avviso di inizio e sospensione dei lavori anche per i contadini sparsi per le campagne.
Il progetto dell’edificio fu redatto dall’architetto Leonardo Ridola. La struttura aveva ben ventisette vani organizzati su tre livelli, con l’installazione di un molino, di un pastificio e di un panificio meccanici alimentati da una motrice termica di 20 cavalli vapore con lo scopo di migliorare l’industria e allargare il commercio.
Era, infatti, l’unico mulino a Matera che utilizzava energia termica, tutti gli altri erano a forza animale.
I tre torchi erano capaci di trasformare 30-35 quintali a impasto caldo in otto ore di lavoro. Le impastatrici, gramolatrici e tranciatrici lavoravano l’impasto che un impianto artificiale con areazione forzata essiccava.
Il mulino ha potuto utilizzare l’ottimo grano duro delle colline materane in una produzione industriale che produceva pasta di ottima qualità. Si trattava di una vera azienda moderna che dava lavoro a cinquanta operai per una produzione annua che si aggirava sui 30.000 quintali, esportata per tutta la Puglia e la Basilicata.
Il carattere e l’audacia di Vincenzo Alvino si caratterizzarono nella successiva operazione che fu quella di istituire una Banca efficiente per mettere in moto un processo innovativo nel mondo finanziario ed economico. Istituì la Banca Mutua Popolare.
QUINTO E MANFREDI
L’avventura della “Pasta Lucana”
Il mulino Alvino diventa successivamente “Quinto e Manfredi”.
Partì nel mese di settembre del 1946 l’avventura della “Pasta Lucana” premiato molino e pastificio dei fratelli Quinto e Manfredi. Un’azienda in linea con le migliori industrie italiane. La pasta prodotta, grazie a una continua ricerca realizzata per migliorarla, diventò sinonimo di alta qualità.
Era venduta nelle province di Taranto, Bari, Lecce e Napoli ed era esportata negli Stati Uniti.
La nuova gestione usava manodopera specializzata e utilizzava strategie pubblicitarie innovative per quegli anni come la pubblicità cinematografica, le affissioni murali, i pieghevoli, le inserzioni su giornali locali e nazionali. Fu creata anche una società di calcio la “Real Lucana”.
Il rapporto con i dipendenti è familiare, nelle situazioni di bisogno, questi ultimi ottengono anche prestiti in somme di danaro, per affrontare l’acquisto di una casa o l’organizzazione di un matrimonio. Un punto di forza del management dell’azienda è una donna, Maria Giuseppa Lazzazzera, affettuosamente chiamata “zia Seppa” vedova di Vincenzo Quinto. Era lei che con la fermezza e la saggezza tipica delle grandi donne sapeva tenere, dietro le quinte, l’operato dei soci e in particolare quello dei figli e dei nipoti.
Il mulino Alvino diventa successivamente “Quinto e Manfredi”.
Partì nel mese di settembre del 1946 l’avventura della “Pasta Lucana” premiato molino e pastificio dei fratelli Quinto e Manfredi. Un’azienda in linea con le migliori industrie italiane. La pasta prodotta, grazie a una continua ricerca realizzata per migliorarla, diventò sinonimo di alta qualità.
Era venduta nelle province di Taranto, Bari, Lecce e Napoli ed era esportata negli Stati Uniti.
La nuova gestione usava manodopera specializzata e utilizzava strategie pubblicitarie innovative per quegli anni come la pubblicità cinematografica, le affissioni murali, i pieghevoli, le inserzioni su giornali locali e nazionali. Fu creata anche una società di calcio la “Real Lucana”.
Il rapporto con i dipendenti è familiare, nelle situazioni di bisogno, questi ultimi ottengono anche prestiti in somme di danaro, per affrontare l’acquisto di una casa o l’organizzazione di un matrimonio. Un punto di forza del management dell’azienda è una donna, Maria Giuseppa Lazzazzera, affettuosamente chiamata “zia Seppa” vedova di Vincenzo Quinto. Era lei che con la fermezza e la saggezza tipica delle grandi donne sapeva tenere, dietro le quinte, l’operato dei soci e in particolare quello dei figli e dei nipoti.
MULINO ALVINO
Il recupero
Oggi il mulino Alvino, dopo trent’anni di abbandono, è stato ristrutturato dall’imprenditore Nicola Benedetto, interior design l’architetto Ettore Mocchetti, che con un recupero conservativo ne ha esaltato la bellezza e la funzionalità.
E’ un esempio di rigenerazione urbana, un luogo che si contraddistingue per la sua unicità: in un’architettura, che custodisce le suggestioni della storia, sono stati creati spazi ampi per ospitare eventi pubblici, mostre, serate a tema e matrimoni.
Una location dal fascino antico ma assolutamente moderna per accogliere ogni ospite in un atmosfera sobria e raffinata allo stesso tempo.
MULINO ALVINO
Il recupero
Oggi il mulino Alvino, dopo trent’anni di abbandono, è stato ristrutturato dall’imprenditore Nicola Benedetto, interior design l’architetto Ettore Mocchetti, che con un recupero conservativo ne ha esaltato la bellezza e la funzionalità.
E’ un esempio di rigenerazione urbana, un luogo che si contraddistingue per la sua unicità: in un’architettura, che custodisce le suggestioni della storia, sono stati creati spazi ampi per ospitare eventi pubblici, mostre, serate a tema e matrimoni.
Una location dal fascino antico ma assolutamente moderna per accogliere ogni ospite in un atmosfera sobria e raffinata allo stesso tempo.